Sì, l’ho abbiamo detto. M*rdificazione. E se stai leggendo queste righe è perché, in fondo, lo pensi anche tu. Ormai siamo circondati da contenuti che galleggiano come relitti su un mare di mediocrità, in una corsa folle e disperata per conquistare quel maledetto clic. Ma fermiamoci un attimo: per cosa? Per un secondo di attenzione? Per il like di un utente annoiato che ha già dimenticato cosa ha guardato trenta secondi dopo?
Questa è l’epoca in cui l’attenzione è diventata l’oro più raro. È l’era dello scroll compulsivo, dei video dei gattini, delle notifiche che bombardano la mente e delle notizie che si aggiornano così velocemente da non lasciare nemmeno il tempo di riflettere. Catturare uno sguardo oggi sembra un’impresa da illusionisti. Ti fai in quattro per fermare il dito sullo schermo, per strappare quei due, forse tre secondi in cui speri che il tuo contenuto non venga inghiottito dal nulla.
Ma sai qual è la vera fregatura? La parte più difficile non è farsi guardare. La parte difficile è farsi ricordare.
Perché un contenuto non è il suo clic. Non vale per quei pochi secondi di attenzione rubata allo scroll. Vale per il segno che lascia, per il pensiero che innesca, per la storia che racconta. Vale quando, finito di guardarlo o leggerlo, ti rimane in testa qualcosa. Un’idea, una sensazione, una frase che ritorna quando meno te lo aspetti. Vale quando non sei solo un altro video tra mille, ma una voce che rimane impressa.
Eppure, la tendenza è quella di ridurre tutto a una gara senza regole, dove vince chi urla più forte e dove la creatività finisce soffocata sotto tonnellate di banalità. Un meme qui, un copy acchiappa-like là, un contenuto qualsiasi con scritto sopra “GUARDA ORA!”. Ma tutto questo serve davvero? Se la tua idea, il tuo messaggio, non viene ricordato, allora a che serve quel clic? A nulla. È solo rumore, un colpo sparato a salve.
La verità è che abbiamo un problema di coraggio. Creare contenuti che abbiano valore significa andare controcorrente, fermarsi a pensare mentre tutti corrono, scegliere di dire qualcosa che conti davvero. È rischioso, lo so. Ma è l’unico modo per distinguersi in un mondo saturo di nulla.
Perché la viralità è un fuoco di paglia: brucia in fretta, ti scalda per un attimo e poi lascia solo cenere. Ma la memoria no. La memoria è ciò che ti tiene in vita anche quando lo scroll è finito.
Ecco perché qui in Graphicnart, quando parliamo di contenuti, diciamo sempre la stessa cosa: non essere codardo. Non scrivere per l’algoritmo. Non pubblicare per riempire lo spazio. Scrivi per le persone. Pubblica per chi saprà ascoltarti.
Se il tuo contenuto non lascia un segno, se non vale la memoria di chi lo guarda, allora tanto vale non farlo.
Perché la creatività non è per i codardi. E nemmeno il contenuto.
#NotForCowards.
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